Metamorfosi


da Franz Kafka
adattamento e regia Maria Grazia Cipriani
scene e costumi Graziano Gregori
suoni Hubert Westkemper
luci Gianni Pollini
foto di scena Tommaso Le Pera


Attori

Emanuele Barresi

Alessandro Rivola

Francesca Censi

Nicola Scorza

Sara Masini

Giulio Maria Corbelli

Antonella Caron

Appunti di regia

In una continua oscillazione tra realtà e sogno la Metamorfosi racconta la trasformazione di Gregor Samsa in scarafaggio: un evento reso ancora più rabbrividente dall’acquiescenza supina del trasformato che, in un vortice lento e senza via d’uscita - con la complicità della famiglia - diviene animalesco oblio di sé.
Alla lettura dell’opera ci accompagna il pensiero stesso dell’autore quando annota nei diari “...La capacità di descrivere la mia sognante vita interiore ha respinto tutto il resto tra le cose secondarie e lo ha orrendamente atrofizzato”.
Il racconto è metafora della vita, e la trasposizione teatrale animandosi dell’universo onirico ed ossessivo in cui si muove la prosa kafkiana, vuole scoprire l’inconscio dello scrittore, la disumanizzazione di un uomo racchiuso in un sistema familiare e sociale sordido e moralistico, l’ossessione del lavoro ripetitivo, la vergogna di essere un diverso - un artista - senza dimenticare che allora già divampava la prima guerra mondiale.
Viaggio in un incubo che non si consuma nella catarsi della tragedia ma sotto i colpi di scopa di una serva, per rendere abbagliante l’illogicità e l’arbitrio dell’esistenza.

 

Maria Grazia Cipriani




Recensioni

Metamorfosi

Franco Quadri-La Repubblica

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Dall’organismo del mutante s’innesta un duplice sfalsamento del reale: la dilatazione dei suoni su n doppio piano operata magistralmente da Hubert Westkemper, grazie alla quale per contrasto un violino diviene un segnale d’allarme e un cambio di ritmo kantoriano in un tango capovolge una situazione; dall’altra parte la straordinaria sensitività di Graziano Gregori trasfigura oniricamente ( e psicanaliticamente) il campo visivo in trasformazione incessante, tanto da abdicare a ogni prospettiva di sicurezza. Eccolo allora popolarsi del bestiario kafkiano, armare il padre come un San Giorgio lanciato contro il drago, materializzare in una testa magrittiana l’amore per la sorella, incarnare in un sipario leso e sanguinolento la corteccia fisica della vittima.

 

ENG

The changing creature's organism creates a twofold stagger of reality: the expansion of sounds on a double level skilfully performed by Hubert Westkemper, thanks to which  a violin becomes in opposition an alarm signal; a change in the Kantorian rythm in a tango turns over a situation; on the other hand  Graziano Gregori's extraordinary sensitivity oneirically  (and psychoanalitically) transfigures the visual field in unceasing change, so much to quit any perspective of security. There he is then, crowded by the Kafkian bestiary, loving his father as Saint George dashing at the dragon, materializing the love for his daughter in a Magrittian head, embodying in an injured and bleeding curtain the physical cortex of the victim.

Metamorfosi

Odoardo Bersani-Avvenire

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Nasce uno spettacolo di rabbrividente suggestione, che ha tutti i colori cupi di Kafka, la sua tensione livida, il suo clima soffocante di mistero, la sua fatale angoscia. Il tono individuato è quello compositivo di realismo e di assurdo, affinchè non si cada nell’astratto o, per contro, nel verismo. La vicenda si svolge, pertanto, con la massima plausibilità e con accenti di pura veridicità drammatica: lo strazio è tutto umano, così come gli stupori e le impotenze. E se c’è Kantor in certi passaggi del linguaggio scientifico, ci sono momenti di Burri in talune soluzioni scenografiche grondanti raccapriccianti grumi sanguigni o che svelano ricchezza di scheletri pompeiani.

 

ENG

A spectacle with shuddering suggestion, that has all the dark colours of Kafka, its livid tension, its suffocating atmosphere with mistery, its fatal anguish. The tone chosen by the director if that of a mixture of realism and absurd, so that one would never reach the abstract or, on the other hand, pure realism. Therefore, the story takes place with highest acceptableness and accents of pure dramatic truthfulness: the torment is all human, so are astonishment and impotence. Sometimes we see Kantor with his scientific language, sometimes we see Burri with his design solutions streaming with clots of blood or else revealing the richness of Pompeian skeletons.

Metamorfosi

Antonio Stefani-Il Giornale di Vicenza

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Episodio agghiacciante e allucinato, drammaturgicamente in grado di far risaltare i nessi fondamentali della pagina kafkiana, questa “Metamorfosi” conferma appieno le robuste doti del Teatro Del Carretto, cui riesce persino la perfidia d’infilare, nella scena capitale della sonata al violino, la struggente melodia resa celebre dal “Frankestein Junior” di Mel Brooks.

 

ENG

Allucinating and chilling episode, dramaturgically able to show up the fundamental connections of Kafkian writing, this “Metamorfosi” definitely confirms the solid qualities of the Teatro Del Carretto, even able to insert perfidiously, in the main scene with the violin sonata, the romantic melody become famous in Mel Brooks' s “Young Frankestein”.

Metamorfosi

Alessandro Taverna-La Nuova Ferrara

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Lo spettacolo affonda con Samsa nell’incubo, seguendo un frastagliato ma incisivo percorso di scene che squarciano il buio pesante che regna sul palcoscenico. Sono lampi di luce che, come la colonna sonora apprestata da Hubert Westkemper, non concedono tregua allo spettatore che assiste al racconto kafkiano come si trattasse di una sequenza di visioni dove il teatro si risolve in una macchina ostile e crudele. C’è in questa Metamorfosi molto di quello che abbiamo imparato ad amare negli intelligenti spettacoli presentati dal Teatro Del Carretto, una figura stilistica alla ricerca di sempre nuove sfide interpretative. Gli armadi, le sedie e le porte usate come pure macchine teatrali, il gusto dei mutamenti improvvisi, l’esplorazione di quell’indistinto confine che separa la condizione umana e quella bestiale. Lo scarafaggio Samsa, certo, è molto più squallido e ripugnante del suo cugino Puck che animava il “Sogno” Shakespeariano ma nella sua forza disarticolata vi ritroviamo la stessa potenza perturbante. E qui forse il lavoro condotto dalla regista Maria Grazia Cipriani e dallo scenografo Graziano Gregori, svela un orizzonte più largo di ricerca, quella ricerca che dalle fiabe aveva condotto il Carretto all’epos e ora alle regioni imprevedibili del sogno.

 

 

Metamorfosi

Pasquale Bellini- La Gazzetta del Mezzogiorno

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Ricchissimo e fascinoso per stacchi di ritmo e capovolgimenti in chiave simbolica e grottesca lo spettacolo riesce ad aprire su sfondi cieli azzurrini, di velari trasparenti che si susseguono, di fantasmi-mostri evocati e realizzati che spesso tranciano lo spazio sospesi a carrucole delle parentesi di crudele verità, dove la voce di Samsa-Kafka attraverso la deformazione esibita dei suoni e delle visioni riesce “magicamente” a farsi stupefacente spettacolo.

 

ENG

Extremely rich and fascinating owing to rythm cuts and in symbolic and grotesque overturns, the performance knows how to open light-blue skies in the background, as well as transparent curtains that follow one another, phantoms-monsters evoked and revealed that often cut the space suspended on pulleys with brakets of cruel truth, where Samsa-Kafka's voice – through the exhibited disfigurement of sounds and visions – turns “magically” into astonishing performance.

Metamorfosi

Ghigo de Chiara- Avanti

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Il viaggio nella coscienza di Gregor divenuto insetto immondo per un deserto di affetti trova qui riscontri atroci della memoria in una lettura che ci affascina per l’intensità di una riscrittura scenica dove la parola trova sorprendente equilibrio con la gestualità, con l’allarmante dispositivo sonoro di Hubert Westkepmer, con le immagini di ossessiva claustrofobia espressionista firmate da Graziano Gregori. Insomma una mirabile operazione di équipe nella quale gli interpreti tutti si fondono alla perfezione.

 

ENG

Once Gregor has become a filthy insect for a desert of affection, his journey into conscience meets here dreadful comparisons of memory in an interpretation that fascinates thanks to its intensity in the scenic direction where words meets surprising balance with gestures, due also to Hubert Westkepmer's alarming sound design  and Graziano Gregori's images marked by ossessive expressionist claustrophobia. To sum it up, an admirable team work where all interpreters perform perfectly.